In ricordo di Ebru

(di Rigel Bellombra, Canzone per Ebru Timtik


Avevo una Casa,

avevo un Paese,

avevo un Amore

e una toga da portare con onore.

Oggi, in una patria galera,

ho piantato il primo fiore

di una nuova primavera.

Se vi dirà, qualcuno:

“L’ha uccisa il digiuno”,

gridategli che sazia

soltanto la Giustizia…

e che chi muore adesso

senza un vero processo

muore solo a metà:

già vive in un domani

fatto di libertà

e di diritti umani.


Un padre

(di Rigel Bellombra, cantata da Iskra Menarini)


Il passato non ritorna

non ritorna il passato

il cuore non soggiorna

nei luoghi che ho lasciato.

Ho girato il destino

con pellicole scadenti;

per comparse il gioco e il vino,

per compagni i delinquenti.

Non ha memoria la storia, oggi sono quel che sono

la storia non ha memoria, ora io ti porto in dono

le mie rughe e il tuo sorriso,

un segreto atroce

due mani che hanno ucciso

e una flebile voce.

Ci separa un alto muro

perché ho preso in affitto

sbarre di metallo duro

e un cartello dov’è scritto:

“Qui è vietato il futuro”.

 

Io posso fare senza della luce delle stelle

non fa la differenza il buio delle celle.

ogni uomo ha una sentenza scolpita sulla pelle

ogni uomo

ha una sentenza

scolpita sulla pelle.

 

E di tutti i miei peccati

te lo giuro innanzi a Dio

non mi pento dei reati

ma di amarti, figlio mio.

Perché amandoti ho saputo

che ho giocato e ti ho perduto;

e se tutto ha una coerenza

solo questa è la catena:

che sia la tua innocenza,

a scontare la mia pena.

Dal profondo del cuore

(di Rigel Bellombra, in memoria di Enzo Tortora)


Mi chiamo Enzo

e sono innocente

non posso provare

che non ho fatto niente.

Io non mi so spiegare

questa confusione

tra un giornalista

della televisione

e un camorrista

da mandare in prigione.

“Cinico mercante di morte”,

dice il pubblico ministero

ed è oltraggio alla Corte,

se urlo: “Non è vero”.

Alle 4 del mattino, i Carabinieri

come i criminali veri,

mi dicono: “è agli arresti”

sebbene io manifesti

che qualcosa non torni

se chi mi accusa

è detto “Killer dei cento giorni”.

Sono io la parte lesa,

in questa giustizia malata

frodata e vilipesa,

o è la Camorra Organizzata?

Sono libero, scomodo, perbene

e il giudice ritiene

che dieci anni di galera

siano la giusta maniera

per sgominare il malaffare.

Mi fanno ammanettare

con la RAI che manda in onda,

per ore e ore

le immagini un po’ dure

del conduttore spacciatore,

che ha voluto rinunciare

all’immunità parlamentare.

La vita è tutto o niente

da uomini liberi si muore

lotterò per tutti noi.

Io sono innocente,

spero dal profondo del cuore

che lo siate anche voi.



La sposa d’inverno

(di Rigel Bellombra)


La neve cade

come un soldato

come un giorno che si è perso

nel calendario sbagliato

e cosa conta avere amato

fra le tenebre e la luce

cosa conta aver vissuto

se tutto si riduce

a un volo muto

a un silenzio da trasportare

con ali troppo leggere

per chi sa amare

o cadere.

 

Tienimi stretta, solleva il velo

finché c’è tempo, finché c’è cielo

non giudicarmi per come sono

la neve è ciò che ti porto in dono.

La neve cade

sul mio velo bianco

mai sollevato

dentro il mio pozzo aperto

sopra il tuo deserto.

 

E quest’onde che ascolti

sono gli spasmi

del mio ricordo,

dei tuoi fantasmi.